10 regole per percorrere il Cammino di Santiago

Si calcola che nel 2016 lungo i sei percorsi che portano al santuario della Galizia siano passate 300 mila persone, di cui 24 mila gli italiani. Un boom senza precedenti che potrebbe invogliare molti a intraprendere l’impresa. Che, però, richiede preparazione e molta volontà. Ecco i consigli di chi l’ha fatto:

La conchiglia simbolo dei pellegrini di Compostela

Molti pellegrini percorrono per intero il Cammino francese (775 km) e altri il Cammino del Nord (815 km), mentre gli inglesi sono legati al loro percorso breve (155 km). Certo che ha fascino il Cammino di Santiago, come dal Medioevo si chiama la strada del pellegrinaggio che percorre tutta la Spagna per arrivare in Galizia in questo punto dove, nell’813, un eremita sostenne di aver visto cadere delle stelle e, una volta ispezionato il posto, ha riconosciuto la tomba di San Giacomo apostolo (il minore, o Zebedeo), Santiago in spagnolo. L’apostolo era arrivato in queste terre dopo la resurrezione e, qualche anno dopo, ritornò in Palestina, dove venne giustiziato per ordine del re Erode Agrippa. Narrano le leggende cristiane che i discepoli riportarono le sue spoglie in Galizia e le seppellirono in questo luogo vicino a Finisterre (il paesino che prende il nome dall’espressione Finis Terrae, il confine della Terra con l’Oceano). Naturalmente, della tomba si persero le tracce fino alla visione dell’eremita Pelayo. Ma da allora il via vai è continuo: si dice che San Francesco percorse a piedi il Cammino francese, che parte da Saint Jean Peid-de-Port in Francia e che si compie in un mese. Una volta compiuto il pellegrinaggio, tutti ripartono portandosi con sé una conchiglia, il simbolo del santuario che viene dall’abitudine dei pellegrini di mangiare le famose capesante di Compostela e di portarsi a casa il guscio per ricordo. Un amico di Style Magazine ha fatto l’esperienza diretta percorrendo 180 km in 10 giorni. Ecco il suo racconto.

Ho affrontato il Cammino di Santiago nel 2017 e ho pensato di condividere con voi alcuni spunti, riflessioni e consigli che spero vi incuriosiscano a tal punto da decidere di intraprendere un’esperienza simile alla mia. Lontano dalla frenesia, dagli isterismi e dalle ipocondrie della città, il cammino non è solo un viaggio "into the wild", in cui metti alla prova te stesso, ma è soprattutto un percorso interiore, che ruota attorno a una continua ricerca e scoperta di te stesso e degli altri.

Immerso nella natura, ti ritrovi faccia a faccia con chi sei veramente, senza inibizioni, pronto a emozionarti anche solo osservando ciò che ti sta attorno, regalandoti sensazioni di pace infinita. Oltre che mettere alla prova la mia resistenza fisica, il Cammino mi ha permesso di riflettere, affrontare le mie paure, emozionarmi, conoscere gente sempre nuova. Condividere questa meravigliosa esperienza con persone spinte dalle tue stesse motivazioni, porta magicamente a un livello altissimo di aggregazione, lo stesso senso di comunità che oggi si respira propio sui social network. Raccontare un’esperienza intima, quasi fosse un diario di viaggio, attraverso immagini su Instagram e Facebook, mi ha permesso di immortalare luoghi, momenti ed emozioni che convenzionalmente social non lo sono.

Mi auguro che la mia esperienza possa servire da ispirazione a tutti coloro che decidono di intraprendere questo viaggio, fisico e interiore. Ecco in questa photo gallery alcuni semplici consigli su come affrontarla nel migliore dei modi.

1. Partire nei mesi tra Aprile e Giugno. È vero che per i comuni mortali le ferie sono suddivise tra luglio e agosto, ma è consigliabile affrontare il cammino nei mesi in cui le temperature non sono troppo alte, dato il percorso faticoso e l’elevato numero di chilometri da percorrere ogni giorno.

2. Viaggiare ultraleggeri. Portarsi il minimo indispensabile: uno zaino da trekking (max 70 Litri), un k-way lungo per la pioggia e uno corto per il giorno, una maglia tecnica in neoprene a manica lunga, un paio di T-shirt basiche, 2 pantaloncini, un paio di pantaloni lunghi comodi, scarpe da trekking (possibilmente già rodate), un paio di sneakers ultraleggere di scorta, occhiali da sole, creme solari e l’immancabile “kit sopravvivenza farmaci” per tutti gli ipocondriaci come me.

3. Viaggiare da soli o in compagnia? È consigliabile affrontare il viaggio da soli ma avere un compagno può essere anche molto piacevole. Bisogna essere in sintonia: il cammino è così ricco di occasioni per la riflessione che si riesce benissimo a vivere la propria esperienza di meditazione.

4. Cammino francese o inglese? Personalmente ho scelto il cammino francese, nonché il cammino ufficiale. Quello inglese è più vicino alla costa e all’oceano, ma è un percorso nato in un secondo momento, sicuramente per ragioni di business turistico. Avrà di certo le sue peculiarità, ma il cammino francese è quello storico, motivo per cui vale la pena attenersi alle origini.

5. Quanti km percorrere al giorno? Il numero di km da percorrere al giorno è sicuramente a discrezione di ognuno e del proprio stato fisico. Io il primo giorno ho percorso 32km superando di gran lunga la tappa giornaliera prefissata di 23km. Ho stressato così tanto il mio fisico che all’arrivo ho avuto anche la febbre. Ma ne è valsa la pena! Il consiglio per i “non allenati” è di percorrere al massimo 20km al giorno. Bisogna sempre però incrociare le dita e sperare di non avere le tanto famose “vesciche ai piedi”. Ebbene si, devi avere fortuna. Sempre meglio premunirsi: prima di partire, andare in farmacia per fare scorta di Compeed.

6. Incontri tanti pellegrini lungo il cammino? Tra aprile e giugno non è un periodo affollato, ma nonostante ciò si riescono a incontrare e conoscere molte persone, di qualunque nazionalità, estrazione sociale ed età. È bellissimo perché percorrendo anche un solo km assieme o addirittura pochi metri, ogni pellegrino riesce a trasmetterti un’energia positiva, raccontandoti semplicemente la sua storia, che può essere simile alla tua o completamente diversa, ma soprattutto salutarti con un “buen camino”. L’augurio più ricorrente in tutte le tue giornate.

7. Devi esser cattolico osservante per farlo? Non è assolutamente necessario e non si respira quell’aria di condanna se non lo sei. Puoi fare il cammino per svariati motivi: per avventura, per religione, per meditazione. Tutte e tre le ragioni hanno una cosa in comune: te stesso. Io sono credente e ho pregato molto durante il cammino. Nelle varie tappe nessuno impone messe, visite alle chiese o altro. Si respira una sana aria di serenità e libertà.

8. Che cos’è la compostela? La Compostela è il certificato finale che viene rilasciato all’arrivo a Santiago solo se hai percorso almeno 100km. Per attestare il numero di km, all’inizio del percorso ogni pellegrino deve recarsi “all’Oficina del Peregrino” e ritirare il passaporto, un documento che dovrà riempire con dei timbri tappa dopo tappa. I timbri – almeno due al giorno - si trovano nelle chiese, nei bar e negli alloggi.

9. È necessario prenotare gli alloggi? Ad agosto, essendo uno dei mesi con la maggiore affluenza, purtroppo è obbligatorio pianificare tappe e alloggi. La fortuna, per chi viaggia nei mesi da aprile a giugno, è poter lasciare tutto al caso e trovare facilmente un posto dove stare. Vi do un consiglio: se raggiungete la tappa che vi sete prefissati, non fermatevi mai lì anche se siete sfiniti, ma sforzatevi di proseguire e percorrere anche un solo km in più e fermatevi nei paesini appena prima o subito dopo le città ufficiali suggerite dalla mappa. Lì troverete dei luoghi stupendi in mezzo alla natura, dove poter alloggiare e mangiare con poca spesa. In genere, si dorme con massimo 6 euro a testa nei dormitori condivisi. Invece, se volete una camera d’albergo spenderete al massimo dai 20 ai 25 euro (si trova anche a meno).

10. Che cosa mangiare e dove. Se passate da O Cebreiro andate a mangiare da Matilde, una signora proprietaria di una locanda che vi offrirà anche – con pochi soldi - un posto letto. Dovete assaggiare assolutamente il ”pulpo a la gallega”, buonissimo. Se passate da Melide, c’è un posto famosissimo chiamato “Pulperia Ezequiele”. La cucina galiziana è molto vicina alla nostra mediterranea, quindi troverete di tutto. Nelle varie tappe, diversi bar e ristoranti vi proporranno il “menù del pellegrino” con 8/10 euro a testa. E mangerete tantissimo perché le porzioni sono enormi. Compresa la capasanta, simbolo del Cammino perché era il cibo preferito dei primi pellegrini.

Cosa mi è rimasto? È stata un’esperienza fisica, introspettiva, ma soprattutto vera. Lontano dal caos della città, immerso nella natura dove i rumori sono i cinguettii degli uccelli, il muggito di una mucca o lo scorrere di un ruscello. Tanta meditazione, tanti silenzi utili a capire chi sei, cosa vuoi e se stai percorrendo la strada giusta – giusto per utilizzare una metafora scontata! Lungo il Cammino incontri persone che ti danno consigli su posti da vedere o tragitti da fare. A volte ti fidi, e magari non ne valeva la pena. Altre volte non ti fidi, semplice! È un po’ come il cammino della vita, ricco di gente che ti ritrovi sempre e che spesso ti dà il giusto consiglio. Gente che va, gente che viene.

Percorso: 180 km totali. Media giornaliera: 35 km. Giorni: 10 totali di cui 6 di cammino. Itinerario: giorno 1 → da O Cebreiro (1.300 metri) a Samos; giorno 2 → da Samos a Sarria; giorno 3 → da Sarria a Portomarin; giorno 4 → da Portomarin a Casanova; giorno 5→ da Casanova ad Arzua; giorno 6 → da Arzua a Santiago de Compostela.

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